Al contrario
- Elena
- 16 apr 2016
- Tempo di lettura: 1 min
Nel X secolo le parole vengono separate, anche attraverso segni di interpunzione, per facilitare la lettura: sono i lettori stessi a chiederlo, vogliono comprendere ciò che leggono, vogliono entrare nel testo. L'evoluzione della scrittura e, con essa, delle pratiche di lettura, prosegue con l'utilizzo del volgare ma non è di questo affascinante processo di semplificazione che vogliamo parlare in questo blog: tratteremo, invece, della crittografia, quel processo che ha permesso per secoli (e che consente tutt'ora) di rendere incomprensibile ciò che si è scritto a tutti tranne che al destinatario del messaggio... o quasi.

La parola crittografia deriva dall'unione di due parole greche: κρυπτóς (nascosto) e γραφία (scrittura). Nei secoli questa tecnica è stata utilizzata per scopi bellici (inviare messaggi ai propri alleati per organizzare le operazioni militari senza essere intercettati dal nemico è di vitale importanza) ma anche privati (nell'800 gli innamorati scrivevano messaggi d'amore in codice sui quotidiani) e ludici (diversi furono gli scrittori a fare uso di messaggi cifrati nei loro racconti: da Edgar Allan Poe a Arthur Conan Doyle, da Montague Rhodes James a Jules Verne).
Nei post di questo blog potrete conoscere un po' di più la crittografia e i suoi utilizzi passati e presenti, nella speranza di farvi innamorare un po' di questa magnifica arte.
ARUTTELANOUB!

Comments