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WhatsApp e la crittografia

  • Elena
  • 8 mag 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Un paio di settimane fa ho aperto una chat WhatsApp e ho letto: "i messaggi che invii in questa chat e le chiamate sono ora protetti con la crittografia end-to-end. Tocca per maggiori informazioni". Incuriosita accedo al blog di WhatsApp e scopro che è stato introdotto un sistema di cifratura per non consentire l'accesso alle chiamate e alle conversazioni da parte di terzi.

QUI trovate l'articolo completo ma la sostanza è che WhatsApp ha deciso di introdurre questa protezione crittografica perché, sostiene, crede nella privacy e nella libertà di poter parlare privatamente, come se fossimo face to face, anche messaggiando. Interessante il fatto che lo stesso articolo citi i dibattiti recenti (ma non troppo) che si sono aperti con l'introduzione della crittografia a chiave pubblica.

Il procedimento è molto simile a quello della RSA: in pratica ogni volta che inviamo un messaggio viene generata una chiave unica ed effimera, questo impedisce di poter recuperare o replicare la chiave una volta utilizzata. Il sistema è paragonato ad un lucchetto che può essere aperto solo dal destinatario; chi avesse voglia di cimentarsi con la spiegazione tecnica data da WhatsApp la può trovare QUI.

Viene dato grande risalto all'impossibilità da parte dello stesso WhatsApp di decrittare i messaggi: infatti la chiave viene generata dallo stesso device che produce il messaggio, questo impedisce a ipotetici hacker di entrare nei server dell'azienda e di rubare le chiavi poiché lì non sono registrate.

Tutta questa segretezza è permessa dal sistema della chiave pubblica il quale genera due chiavi: una pubblica, che viene messa a disposizione di chiunque voglia comunicare con noi, e una privata, la quale rimane sul nostro dispositivo e permette di volgere in chiaro i messaggi a noi destinati.

Ma questo sistema è davvero così sicuro? In realtà la storia della crittografia insegna che c'è sempre un modo per decrittare un messaggio e in questo caso basta che un hacker si finga uno dei nostri contatti per poterci sottrarre la nostra chiave privata. Fortunatamente non è così semplice...

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Siamo due studentesse della laurea magistrale in Semiotica dell'Università di Bologna e, per la prima volta dopo tanti anni dietro ai banchi, ci viene proposto di metterci alla prova. Non con il solito esame ma con un blog. 

Vi sveliamo subito la "materia" per la quale stiamo scrivendo ora: storia ed evoluzione della lettura e dei modelli editoriali. Cosa c'entra un blog con una materia così... seria? È qui la sfida.

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